Triplicano i “killer” minorenni? I dati non dicono questo (e, per il momento, dicono poco)
25 Febbraio 2025
di Roberto Cornelli, Professore di Criminologia nell'Università di Milano
È il 25 febbraio 2025 e il Corriere della Sera dedica una pagina intera al nuovo rapporto del Servizio di Analisi Criminale del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno. Il titolo del lungo articolo di pagina 25 è di quelli che attirano l’attenzione e al tempo stesso inquietano: “In Italia sempre meno omicidi ma triplicano i killer minorenni”. Leggo l’articolo che riferisce, tra le altre cose, di “bulli che si trasformano in killer spietati. Da Milano a Napoli” e, con un occhio un po’ allenato alla lettura delle statistiche e alla costruzione politico-mediatica degli allarmi criminalità, ho la sensazione che qualcosa non torni. Sarebbe un dato talmente in controtendenza rispetto agli ultimi 20 anni da risultare una vera e propria anomalia inspiegabile.
Leggo altri giornali e mi rendo conto che la notizia è costruita più o meno nello stesso modo. Mi metto a cercare i dati ufficiali sui siti istituzionali, ma non li trovo.
Già il giorno prima, però, media on-line e social media avevano rilanciato, con gli stessi toni allarmati, una nota dell’agenzia Ansa che titolava “Boom di minori autori di omicidi, raddoppiano le vittime”. Nel testo si riferisce che, sulla base dei dati del Rapporto "Omicidi volontari consumati in Italia" realizzato dal Servizio Analisi Criminale della Criminalpol della Polizia, “la percentuale dei minorenni autori di un omicidio in Italia è quasi triplicata in un anno (…) I dati delle forze dell'ordine dicono infatti che nel 2024 l'incidenza di quelli commessi dai minori si attesta all'11% del totale degli omicidi rilevati, a fronte del 4% dell'anno precedente”.
Inizio a capire cosa non mi torna, ma ancora cerco qualche riscontro a conferma della mia diffidenza.
Noto, per esempio, che altre note di agenzia relative al medesimo rapporto riferiscono che “calano gli omicidi in Italia, -33% in 10 anni (…) dai “dai 475 consumati nel 2015 si è passati ai 319 del 2024” e che “la flessione maggiore riguarda gli omicidi legati alla criminalità̀ mafiosa: dai 53 del 2015 ai 15 del 2024, con un calo del 72%”. In questo caso, a differenza dei dati relativi agli omicidi di minori, oltre alle percentuali, si citano anche i valori assoluti. Perché, inizio a chiedermi con insistenza, quando si parla di minori si citano solo le percentuali?
Ancora mi forzo a non saltare subito a conclusioni affettate e mi metto alla ricerca del rapporto sul sito del Ministero dell’Interno. Sono le 8 di mattina e non lo trovo, sembra non essere stato ancora pubblicato e tutto ciò che abbiamo sono le anticipazioni Ansa. Nel frattempo, a chi mi chiede consigli suggerisco molta cautela, ma ormai, come si suol dire, i buoi sono scappati dal recinto.
Non è la prima volta che si prendono grosse cantonate guardando alle percentuali e non ai valori assoluti. La più vistosa degli ultimi anni riguarda i femminicidi: aumentano vertiginosamente se guardiamo alle percentuali di omicidi di donne sul totale degli omicidi, ma non perché aumentino davvero in valore assoluto (o nei tassi per 100mila abitanti). Com’è possibile? È un passaggio semplice da fare: se diminuisce il totale degli omicidi e gli omicidi di donne rimangono tendenzialmente stabili, il loro peso percentuale aumenta.
Non sarà che anche per gli omicidi di minori si stia incorrendo nello stesso errore?
Un caro amico, che sa che sto cercando il rapporto del Servizio Analisi Criminale, alle 10 circa me lo gira su whatsapp. Finalmente è disponibile (Omicidi volontari consumati in Italia), ma lo sconforto è grande nel notare che anche nel rapporto gli unici dati disponibili sugli omicidi con autore minorenne sono ancora una volta solo delle percentuali. Beninteso, il rapporto va letto perchè fornisce dati interessanti su molti aspetti, ma proprio sul tema, più delicato, quello su cui tutti i giornali si sono soffermati, non dice nulla di più di quanto riportato dalle agenzie.
Non è la prima volta che esprimo cautela rispetto a come ultimamente vengono letti e discussi i dati sulla criminalità minorile (Quell che i dati non possono dire). Mi sembra che ci risiamo, con un po’ di amarezza in più. In breve, il rapporto ufficiale dà percentuali da cui non è possibile ricavare certezze sul numero di omicidi commessi da minorenni, ma, dal momento che il dato percentuale dal 2023 al 2024 passa da 4 a 11 sul totale degli omicidi, l’aumento di tre volte degli omicidi da parte di minorenni è subito diventato una verità incontrovertibile che circola nei mass-media, nelle istituzioni e per le strade d’Italia, producendo discorsi, pratiche e politiche dai toni emergenziali.
Possibile che non ci si renda conto del danno che deriva da questo cortocircuito comunicativo? O forse ci si rende conto perfettamente di ciò che produce ed è un effetto ricercato?
Volendo, si potrebbe rimediare facilmente, mettendo a disposizione, come succede in altri Paesi, le basi di dati che vengono utilizzate per redigere i rapporti ufficiali, in modo da poter discutere le letture e le interpretazioni, senza aspettare il dato sul 2024 che verrà pubblicato dall’Istat solo tra molti mesi. Sarebbe, tra l’altro, una buona pratica di democrazia.
Al momento, non ci rimane che attendere, ma con la consapevolezza che, con gli elementi di conoscenza che abbiamo a disposizione, non è assolutamente possibile dire che gli omicidi da parte di minorenni siano triplicati, ma solo che la percentuale di questa tipologia di omicidi sul totale degli omicidi è triplicata. Ed è tutt’altra cosa.